La mia prima 100 km ... - Giorgio Roccati -
La mia prima 100 km ... - Giorgio Roccati -
… la 100 km del Passatore.
 
Avendo corso alcune maratone ho sentito il bisogno di provare una nuova lunghezza, una diversa distanza, ho sentito l'esigenza di provare qualcosa di più intenso, come può essere un'ultra maratona di 100km. Non una qualsiasi, ma il Passatore, battezzata dai suoi inventori “l'Olimpiadi della Follia”. L'attraversamento dell'Appennino tosco-romagnolo, che partendo da Firenze e scollinando sul Passo della Colla "...alla Colla non si molla..." , l'eco rimastomi in memoria cantato dai sostenitori lungo la strada, si arriva a Faenza. Una corsa non come tante altre ma una corsa dal sapore unico, una corsa con te stesso ricca di forti emozioni e molteplici colori.
 
Dopo mesi di preparazione (e tempo sottratto ai miei cari) è arrivato il fatidico giorno, sabato 28 maggio ore 15,00 Firenze, Via dei Calzaiuoli, bellissima strada storica della città, temperatura oltre i trenta gradi, la tensione e l'ansia sono alle stelle. Il discorso delle autorità prima e l'inno di Mameli dopo fungono da valvola di sfogo, mi sciolgo nelle lacrime e nel sudore, penso alla famiglia a casa, a tante cose condensate in poco spazio … pronti via, si parte. Dopo pochi chilometri per attraversare la città si incomincia a salire, temperatura altissima. Impressionante il sostegno del pubblico lungo tutto il percorso e si capisce subito che per il popolo fiorentino non è solo una corsa, è un evento sanguigno, molto sentito, nel massimo rispetto del podista.
 
Arrivata la sera cambia la temperatura, stanchezza e sudore si fanno sentire, centellinando le energie e cercando di non sprecare nulla per strada alle ore 20,00 taglio il traguardo dei 50km, Passo della Colla. Mi cambio da testa ai piedi, faccio quattro chiacchiere con i presenti in tenda, mangio e bevo il giusto, ascolto il mio corpo …  il fisico è quasi perfetto, sta rispondendo bene e allora riparto, giù verso Faenza, ho solo da fare 50km, a dirlo sembra una bazzecola, a farli è l'infinito. Corriamo praticamente tutti in solitaria, ognuno assorto nella propria concentrazione, il cielo è stupendo, pieno di stelle che si stanno accendendo quasi a volerci fare la strada, peccato non  godersi un posto così magico ... le compagnie di ragazzi che festeggiano lungo il percorso accendono i falò, cantano e suonano a sostenerci. Il buio si fa serio, è ora di accendere la frontale, sarà la mia compagnia sino alla fine.
 
Arrivato al settantesimo chilometro incomincio a pensare alla stanchezza, non solo fisica, aprofitto per alcuni ristori per distrarmi e ricominciare. La gente ti consola, ti incita, ti capisce, ti fa ripartire. Il Garmin mi abbandona, si spegne, non ho più il senso del ritmo e della distanza … forse è un bene e continuo correndo a sensazione. All'ottantesimo chilometro anche le gambe danno cenno di spegnimento, ma questo non posso permettermelo, devo arrivare, provo a distrarmi, a pensare a cose diverse … sono immerso nel buio totale, non ho nessuno vicino, provo a fermarmi e a spegnere la frontale, sono solo nel nero china nell’atmosfera che mi avvolge, in un assoluto silenzio, è una sensazione bellissima, probabilmente aiutata dalla stanchezza che mi assorbe. Accendo e riparto, finalmente arriva il novantesimo chilometro, pazzesco, ho fatto più di due maratone, ho bisogno del ristoro, mangio e bevo l’impossibile, il mio fisico e la mia mente me lo richiedono, lascio che siano loro a comandare … riparto e mi dico: “dai Giorgio, sei arrivato, solo più dieci, come fare il giro del Lemina a Cerce “ … cazzo, questi dieci chilometri sembrano mille, non arrivano mai. Ultimo ristoro, 5 km all’arrrivo, fatico nel parlare, ho bisogno di bere, riparto nel buio totale, non vedo luci in lontananza non capisco come possa essere così vicina Faenza e non vedere ancora nulla, incontro dei soci, ci parliamo a monosillabe, sono più “sfatti” di me… proseguo nella corsa trascicata, finalmente intravedo dell luci e poco dopo dei cartelli, dei volontari mi incitano: bravo sei arrivato solo più due chilometri, minchia, mi sembrano una vita, entro in Faenza che sono quasi le due di mattino e ci sono ancora dei tifosi per le strade, leggo “Ultimo chilometro”, raccolgo tutte le energie, raschio il fondo del barile, anche di una prossima vita, faccio un profondo respiro con l’augurio che non sia l’ultimo e accelero, scatto dando tutto quello che ho ancora o penso di avere, passo sotto il pallone dell’arrivo e leggo: undici ore, cinque minuti e rotti, tra la gioia e la stanchezza barcollando mi dico “CE L’HO FATTA !!!  grazie a tutti, grazie di tutto
 
Su quelle strade capaci di offrirti panorami di chiara bellezza, tramonti sereni, cieli stellati, tra quelle città d’apprima festanti poi mano a mano assopite ma sempre accoglienti, fra quella gente sempre pronta a darti una mano, un incoraggiamento, nel caldo di Fiesole e nel freddo di Casaglia, nel passo lieve della discesa dopo Le Croci e nel passo sofferente degli ultimi chilometri verso Faenza, hai capito qualche cosa di te che non conoscevi e quella cosa ti è preziosa.
 
A tutti quei podisti un “po’ così” posso dire: prova un Passatore anche tu, vedrai che non te ne pentirai !!! 
 
Giorgio